1 settembre 2021

un articolo da incorniciare


un articolo da incorniciare, 
che una società civile manderebbe in onda a reti unificate.
non sentirmi sola, in mezzo a questo marasma comunicativo
troppo spesso moralmente e verbalmente violento,
è una viva e ricca consolazione.
e una speranza.
grazie infinite all'autore..



"Pur essendo fortemente raccomandata da governi e autorità sanitarie, la vaccinazione anti-Covid rimane in quasi tutti gli Stati del mondo giuridicamente facoltativa, e non può dunque essere considerata né necessariamente immorale (come pensano i no vax), né moralmente necessaria (come pensano i pro-vax).

Ora, in un contesto in cui esiste, formalmente, il diritto giuridico di non vaccinarsi, non si può essere considerati né giuridicamente né moralmente responsabili delle conseguenze che derivano dall’averlo esercitato. Se avvalersi di un diritto comportasse, ipso facto, conseguenze penali o immorali, un simile diritto non esisterebbe nemmeno. Diverso è naturalmente il caso del dovere, giuridico o morale, che io posso avere o non avere al di là del mio diritto di non vaccinarmi. Si tratta del dovere di agire con responsabilità, morale e giuridica, nei confronti degli altri. Questo dovere, sia morale sia giuridico, oggi è previsto e non è quello di vaccinarsi, che è appunto un diritto e non un dovere, ma quello di osservare le norme di prevenzione – mascherina e distanziamento – richieste a tutti, vaccinati e non.

Se, come invece pensano oggi in tanti, il dovere (morale e giuridico) di non danneggiare terzi, e dunque di tutelare la propria e l’altrui salute, potesse essere assolto unicamente tramite la vaccinazione, non esisterebbe per i vaccinati il dovere supplementare (morale e giuridico) di usare la prudenza richiesta anche ai non vaccinati. Questa circostanza accomuna tutti i cittadini nei doveri di solidarietà (mascherine e distanziamento), diversificandoli nei diritti di libertà (vaccinarsi, non vaccinarsi). In questo modo siamo tutti oggettivamente uniti nel contrastare il virus e diversi solo nel modo personale di farlo.

Come si può notare, il carattere giuridicamente facoltativo del vaccino è pienamente compatibile con la comune responsabilità, richiesta a ogni cittadino, di tutelare la propria e l’altrui salute. Eppure, nonostante ciò, chi ha deciso di non vaccinarsi appare oggi, in Italia, non già come un soggetto con cui interagire in uno Stato costituzionale di diritto, ma come l’oggetto di una rieducazione sociale. Non a caso i principali organi di stampa e i media usano spesso espressioni come “caccia ai non ancora vaccinati” per indicare lo sforzo finale di una campagna in dirittura di arrivo. Dove il termine “caccia” fa ben intendere come i cittadini che si avvalgono del pur riconosciuto diritto di non subire un trattamento non imposto dalla legge sono non già “qualcuno con cui parlare”, ma “qualcosa su cui agire”. E dove l’espressione “non ancora vaccinati” lascia trasparire, in quell’avverbio di tempo, il carattere solo provvisorio di una resistenza destinata a essere piegata dal trionfale procedere dell’immunizzazione collettiva.

Intercettarli, snidarli, ricattarli, minacciarli di finire intubati, escluderli, esasperarli, sfibrarli, persino corromperli con offerte di alcolici, gelati, denaro e persino sostanze stupefacenti. C’è un nervoso crescendo in questo “tutto per tutto” disposto a carte false pur di inoculare anche una sola dose in più di fronte a chi, ancora legalmente, risponde: “no, grazie”.

Sintomo del disagio che, nella storia, il potere ha sempre sperimentato di fronte al limite dell’habeas corpus, il risentimento con cui alcuni conducono la campagna vaccinale, divenuta ormai “caccia” del non ancora vaccinato o sua decretata esclusione dallo spazio protetto della vita sociale, dipinge i non vaccinati come dei veri e propri untermenschen. Come se una persona non vaccinata contro il Covid fosse, in quanto tale, un soggetto arcaico e viscerale, collocato ai margini della civilizzazione, ancora immerso in quello stato di natura dove vale la legge dell’individualismo animale e del rozzo egoismo di chi non comprende che, non ricevendo il siero, farà mancare agli altri la necessaria protezione dal rischio di ammalarsi e di morire.

Costringerlo è dunque l’unico modo di addomesticarlo, limitando i danni del suo ottuso rifiuto. A ciò si aggiungano le proposte punitive di rifiutare l’assistenza ai non vaccinati eventualmente bisognosi di ospedalizzazione o di addossar loro i costi delle cure, come se chi ne ha diritto ne godesse non in qualità di contribuente, ma perché si è moralmente comportato in un certo modo, secondo una logica che lascerebbe senza scampo fumatori, bevitori e amanti dei cibi grassi. O si pensi anche, nei casi più estremi, all’augurio, frequentemente rivolto ai non vaccinati sui social, di finire intubati per poter finalmente “capire”. È in questo linguaggio e in questo clima di moralismo sanitario che si consuma la percezione, da parte dei non vaccinati, di essere non tanto gli interlocutori di un dialogo finalizzato a persuaderli, quanto i nemici di una guerra che mira a sconfiggerli.

In questo desolante quadro, è davvero così impensabile provare ad aprire lo spazio di un confronto civile in cui, pur rimanendo ciascuno convinto della superiore bontà della propria opinione, possa almeno evitare di criminalizzare quella altrui? Nella situazione in cui ci troviamo oggi, fatta salva la necessità di continuare a promuovere una vaccinazione libera e informata dei soggetti fragili – e questo allo scopo di contribuire ulteriormente alla già bassa incidenza di ricoveri e decessi – anche la vaccinazione di tutti gli altri cittadini dovrebbe rimanere libera, senza discriminazioni per chi decide, legittimamente, di tutelare la propria e l’altrui salute in modo diverso dalla vaccinazione. Del resto, dopo tutto ciò che abbiamo appreso sulla contagiosità dei vaccinati, siamo davvero così certi che, anche quando agiscono nella comune prudenza richiesta a tutti, i non vaccinati che non sono comunque a rischio siano i soli responsabili di ciò che accade nello spazio pubblico e negli ospedali? Perché invece non vedere, nelle norme di prevenzione imposte a vaccinati e non vaccinati, un segno della comune dignità di tutti i cittadini a prescindere da green pass e vaccinazione?

Gli antropologi, qui, sembrano trovare abbondante materia di conferma delle loro ipotesi: la logica del “capro espiatorio” è insopprimibile. Il bisogno di prendersela con qualcuno, attribuendogli la responsabilità di un problema comune, supera il desiderio di risolverlo insieme a lui. Impedendo a tutti noi di aprire gli occhi, magari per scoprire che, anche se sta usando armi diverse dalle nostre, persino chi sembra un nemico è in realtà un nostro alleato."

(Luciano Sesta - docente di Bioetica e Filosofia Morale dell'Università di Palermo)


24 agosto 2021

Lamento


La vita ci consuma per celebrarci
Ma tu hai messo in scena la morte
che proietta la sua ombra sul mondo
Il sangue e il colore del tuo veleno
sono nucleo denso di una
realtà divorata
Fragilità che sfuma 
nella tua coscienza assopita
Ed è sotto l'orizzonte del mare
che ho tremato
udendo il gemito
delle tue allucinazioni
Futilità affogate nella nebbia
Pianto




                                                                                 ©Liolucy

Transiti



"allontanarsi dalla linea gialla.."


18 agosto 2021

Vita


la verità è accanto ad ogni uomo
e gioca a nascondino




                                                                          ©Liolucy


16 agosto 2021

Osa Sapere

ringrazio Jury Miro per il suo prezioso commento, che desidero accogliere in una stanza dedicata.
qui.
 
"Ivano Dionigi ha lanciato un proprio atto di accusa contro la paura e l'ignoranza, affermando che la prima difesa della democrazia è la difesa dell'intelligenza. Lungo tutta una lezione tenutasi a Misano a fine novembre 2019, l'imperativo "Osa sapere" ha provocato, ha sfidato a fare della grande cultura un'arma di difesa (non un oggetto da conservare) dalle mentalità degradanti figlie di questo tempo. Durante l'intensa lezione è risuonata la voce dei classici, non solo perché la classicità e l'ambito di ricerca in cui Ivano Dionigi ha speso la sua vita. Dalla voce di Dionigi, non giungono solo citazioni colte e parole di filosofi, ma un monito per il presente in cui nuovi scenari sociali, scientifici e tecnologici mettono in discussione le nostre identità consolidate e rassicuranti: l'identità culturale, incalzata dall'avvento di culture altre; l'identità professionale, scalzata da una tecnologia sempre più autonoma l'identità personale, minacciata fino a mettere in discussione la stessa parola uomo così come l'abbiamo pronunciata e intesa per millenni. Come capire e renderci amico questo presente così carico di complessità e incognite? Oggi, in un'era in cui tutto è globale, condiviso e disponibile in modo indiscriminato, l'uomo perde se stesso, e mentre da un lato si fa forte della tecnologia per instaurare relazioni con il mondo virtuale, dall'altro innalza muri contro le persone fisiche. E' Il paradosso della società postmoderna, l'isolamento collettivo dietro a uno schermo. "Osa sapere" allora è un invito a uscire dall'ignoranza, a chiederci chi siamo, qual è la direzione che abbiamo intrapreso e, soprattutto, che futuro vogliamo costruire. Dionigi chiude con messaggio ai tanti giovani presenti: "Voi fate l'unità, la bellezza e la speranza del paese benedettamente ricco di talenti e maledettamente incurante di essi. Questo i miei occhi hanno visto incontrando migliaia e migliaia di vostri coetanei dal profondo Sud al profondo Nord. Siate consapevoli della vostra grazia e della vostra forza, perché il tempo vi è amico. Siate insoddisfatti, siate esigenti, siate rigorosi, vorrei dire perfetti. Osare sapere. Impegnatevi in politica. Fatelo con passione, orgoglio, non solo per affermare voi stessi, ma fatelo anche per una sorta di pietas verso di noi che non ce l'abbiamo fatta a lasciarvi un mondo migliore".



14 agosto 2021

La lettera del professore di matematica


Non sempre si ha dietro le spalle uno grande e grosso che ci vuole bene e ci difende.

Sappi, allora, che la migliore arma di difesa è la "conoscenza".

Il "sapere" rende forti ed invincibili.

Continua quindi a studiare ed a impegnarti come hai fatto in questi anni.

Renditi forte ed autonoma ma sii sempre cosciente che, all'occorrenza, 

una mano da chi ti vuol bene l'avrai sempre.

Ti ricorderò.



                                                                                                      Marco