27 settembre 2021

"La discriminazione ripugna alla ragione e andrebbe sempre combattuta. La discriminazione è ripugnante, sempre... in tutti i casi, anche e soprattutto con il consenso medico." (Gianluca)

 



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art. 3 Costituzione Italiana

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali


È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà  e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

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"Nonostante l'approssimarsi del termine imposto dalla legge, che materialmente impedisce di proporre un ulteriore referendum abrogativo delle più recenti disposizioni sul "Super Green Pass", la raccolta firme preliminare all'indizione del Referendum contro il Green Pass sta riuscendo nel suo intento primario e più immediato di risvegliare i cittadini dal torpore indotto dai media e dalla istituzioni, da troppo tempo sordi alle istanze provenienti dal popolo.
Come si percepisce anche sul mainstream, studenti, lavoratori, intellettuali e politici alzano sempre più la voce per contestare il Green Pass come strumento di controllo della vita e delle attività dei cittadini, ai quali sarà richiesto, in prospettiva, di aderire acriticamente ad ambigui modelli di una fittizia sicurezza sociale, imperniata sul condizionamento permanente dei diritti e delle libertà individuali.
Per contrastare ad ogni costo questa deriva, i promotori del Referendum intendono proseguire nell'attività di raccolta delle firme e far valere, eventualmente anche in sede giudiziaria, la proroga concessa nei mesi scorsi ad altre iniziative referendarie promosse da partiti politici, allo scopo di raggiungere il maggior numero di adesioni.
In ogni caso, la risposta dei cittadini non potrà e non dovrà essere ignorata.
Per questo motivo, i promotori del Referendum sono determinati a dare comunque voce al crescente dissenso popolare, a prescindere dal raggiungimento delle 500.000 firme, mediante iniziative di protesta civile ed azioni giudiziarie, queste ultime promosse innanzi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ed eventualmente alla Corte Penale Internazionale.
Nessuna strada resterà intentata finché non otterremo l'abolizione del Green Pass e l'esplicito ripudio di qualunque forma di obbligo vaccinale, trattandosi di strumenti coercitivi volti a indebolire, fino ad annientare, diritti fondamentali e immanenti dell'essere umano, la cui tutela costituisce ragion d'essere della Costituzione Repubblicana." (Olga MIlanese, Luca Marini, Francesco Benozzo - 26 settembre 2021)


*NOTA: in data 29 settembre 2021, la data di scadenza della raccolta firme per il referendum abrogativo del Green Pass è stata prorogata a fine ottobre 2021 




18 settembre 2021

Referendum Abrogativo Green Pass


parte da oggi, 18 settembre 2021, la raccolta firme per il Referendum abrogativo del Green Pass. 
la richiesta per procedere alla raccolta firme è stata depositata l'altro ieri alla Corte di Cassazione, e  già in Gazzetta Ufficiale.
dovranno essere raccolte almeno 500.000 firme, entro la fine di ottobre,
tenuto conto dei vincoli di legge e delle scadenze imposte dalla fine della legislatura.
le firme verranno raccolte sia direttamente (nelle sedi legali, nei Comuni, in strada) sia in forma digitale.

per ulteriori informative


https://www.referendumnogreenpass.it/



LE RAGIONI DEL NO

I cittadini italiani hanno gradualmente preso coscienza del fatto che il Green Pass costituisce un palese strumento di discriminazione che collide con i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico, considerati intangibili dalla Costituzione repubblicana.

Il Green Pass, infatti, esclude dalla vita economica e sociale della nazione quei cittadini che sostengono convinzioni ed evidenze diverse da quelle imposte dal Governo. Per questo motivo, la normativa che istituisce il Green Pass si pone in netto contrasto con l’art. 3 della Costituzione, secondo cui “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Il Green Pass, inoltre, spingendo surrettiziamente i cittadini alla vaccinazione, aggira il divieto sancito dall’art. 32 della Costituzione, secondo cui “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario obbligatorio se non per disposizione di legge”. E se anche una legge del genere fosse adottata dal Governo (sotto le spoglie di un Decreto Legge) o autonomamente dal Parlamento, questa legge, sempre ai sensi dell’art. 32 della Costituzione, non potrebbe “in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Sul piano internazionale, il Green Pass si pone in contrasto con alcune dichiarazioni di principio sancite da strumenti giuridici di natura programmatica, quali la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, secondo cui “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”. Analoghe dichiarazioni si rinvengono in accordi internazionali giuridicamente vincolanti, di cui l’Italia è parte contraente, quali la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950, secondo cui “Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere assicurato senza nessuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche o quelle di altro genere, l’origine nazionale o sociale, l’appartenenza a una minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita od ogni altra condizione”.

Di fronte a violazioni così gravi ed evidenti dello stato di diritto, come quelle introdotte e avallate dalle stesse istituzioni mediante il Green Pass, è il popolo che deve farsi garante della Costituzione e rendersi parte attiva per ripristinare i principi di uguaglianza e di parità tra cittadini su cui si fonda la nostra civiltà giuridica.

È quindi giunto il momento di proporre il referendum popolare abrogativo delle disposizioni legislative in materia di Green Pass, allo scopo di porre fine a un subdolo strumento di discriminazione che mira a creare fazioni e schieramenti, a instillare l’odio sociale, a distruggere le fondamenta stessa della Costituzione repubblicana.






16 settembre 2021

una risata ci seppellirà..

 




il commento di Gianluca: 
*Le "armi" della satira e della parodia, dentro e contro il conformismo comune, la propaganda da regime, il populismo becero  da videocrazia, sono lampi di vitalità necessari. Una risata grassa e amara su una disfatta umana e culturale, un arrivederci (forse) ad un futuro migliore o perlomeno diverso. Una risata CI seppellirà perché è l'auspicio migliore che puoi fare... se fosse già altro a seppellirci non saremmo qui a parlarne forse. *


10 settembre 2021

Paesaggi Interiori


Ciò che scrivo non sono poesie
Sono pensieri racchiusi nelle stanze del mio io
possono essere lettere mai spedite o
tutt'alpiù messaggi in bottiglia  
alla deriva 
Ma non sono poesie
Alle parole [e alle emozioni che le contengono]
cerco solo di dare un ritmo o un'estetica
che si accordi al mio mondo interiore
e al mio modo di gettare uno sguardo
su ciò che mi circonda e
che a volte mi pare così alieno
e distante dai miei moti intimi
di concepire l'esistenza 
Ciò che scrivo è forse anche un modo
per avere un attimo 
di nozione sulla mia anima 
per rimanere nuda di me stessa 
davanti a questa luce
che tutto consuma e tutto brucia
e che mi segue come un'ombra
nella diversità del tempo 
e nella fluttuazione dello spazio
Scrivo paesaggi 
per dirmi
per ritrovarmi
per sapermi




                                                          ©Liolucy

1 settembre 2021

un articolo da incorniciare


un articolo da incorniciare, 
che una società civile manderebbe in onda a reti unificate.
non sentirmi sola, in mezzo a questo marasma comunicativo
troppo spesso moralmente e verbalmente violento,
è una viva e ricca consolazione.
e una speranza.
grazie infinite all'autore..



"Pur essendo fortemente raccomandata da governi e autorità sanitarie, la vaccinazione anti-Covid rimane in quasi tutti gli Stati del mondo giuridicamente facoltativa, e non può dunque essere considerata né necessariamente immorale (come pensano i no vax), né moralmente necessaria (come pensano i pro-vax).

Ora, in un contesto in cui esiste, formalmente, il diritto giuridico di non vaccinarsi, non si può essere considerati né giuridicamente né moralmente responsabili delle conseguenze che derivano dall’averlo esercitato. Se avvalersi di un diritto comportasse, ipso facto, conseguenze penali o immorali, un simile diritto non esisterebbe nemmeno. Diverso è naturalmente il caso del dovere, giuridico o morale, che io posso avere o non avere al di là del mio diritto di non vaccinarmi. Si tratta del dovere di agire con responsabilità, morale e giuridica, nei confronti degli altri. Questo dovere, sia morale sia giuridico, oggi è previsto e non è quello di vaccinarsi, che è appunto un diritto e non un dovere, ma quello di osservare le norme di prevenzione – mascherina e distanziamento – richieste a tutti, vaccinati e non.

Se, come invece pensano oggi in tanti, il dovere (morale e giuridico) di non danneggiare terzi, e dunque di tutelare la propria e l’altrui salute, potesse essere assolto unicamente tramite la vaccinazione, non esisterebbe per i vaccinati il dovere supplementare (morale e giuridico) di usare la prudenza richiesta anche ai non vaccinati. Questa circostanza accomuna tutti i cittadini nei doveri di solidarietà (mascherine e distanziamento), diversificandoli nei diritti di libertà (vaccinarsi, non vaccinarsi). In questo modo siamo tutti oggettivamente uniti nel contrastare il virus e diversi solo nel modo personale di farlo.

Come si può notare, il carattere giuridicamente facoltativo del vaccino è pienamente compatibile con la comune responsabilità, richiesta a ogni cittadino, di tutelare la propria e l’altrui salute. Eppure, nonostante ciò, chi ha deciso di non vaccinarsi appare oggi, in Italia, non già come un soggetto con cui interagire in uno Stato costituzionale di diritto, ma come l’oggetto di una rieducazione sociale. Non a caso i principali organi di stampa e i media usano spesso espressioni come “caccia ai non ancora vaccinati” per indicare lo sforzo finale di una campagna in dirittura di arrivo. Dove il termine “caccia” fa ben intendere come i cittadini che si avvalgono del pur riconosciuto diritto di non subire un trattamento non imposto dalla legge sono non già “qualcuno con cui parlare”, ma “qualcosa su cui agire”. E dove l’espressione “non ancora vaccinati” lascia trasparire, in quell’avverbio di tempo, il carattere solo provvisorio di una resistenza destinata a essere piegata dal trionfale procedere dell’immunizzazione collettiva.

Intercettarli, snidarli, ricattarli, minacciarli di finire intubati, escluderli, esasperarli, sfibrarli, persino corromperli con offerte di alcolici, gelati, denaro e persino sostanze stupefacenti. C’è un nervoso crescendo in questo “tutto per tutto” disposto a carte false pur di inoculare anche una sola dose in più di fronte a chi, ancora legalmente, risponde: “no, grazie”.

Sintomo del disagio che, nella storia, il potere ha sempre sperimentato di fronte al limite dell’habeas corpus, il risentimento con cui alcuni conducono la campagna vaccinale, divenuta ormai “caccia” del non ancora vaccinato o sua decretata esclusione dallo spazio protetto della vita sociale, dipinge i non vaccinati come dei veri e propri untermenschen. Come se una persona non vaccinata contro il Covid fosse, in quanto tale, un soggetto arcaico e viscerale, collocato ai margini della civilizzazione, ancora immerso in quello stato di natura dove vale la legge dell’individualismo animale e del rozzo egoismo di chi non comprende che, non ricevendo il siero, farà mancare agli altri la necessaria protezione dal rischio di ammalarsi e di morire.

Costringerlo è dunque l’unico modo di addomesticarlo, limitando i danni del suo ottuso rifiuto. A ciò si aggiungano le proposte punitive di rifiutare l’assistenza ai non vaccinati eventualmente bisognosi di ospedalizzazione o di addossar loro i costi delle cure, come se chi ne ha diritto ne godesse non in qualità di contribuente, ma perché si è moralmente comportato in un certo modo, secondo una logica che lascerebbe senza scampo fumatori, bevitori e amanti dei cibi grassi. O si pensi anche, nei casi più estremi, all’augurio, frequentemente rivolto ai non vaccinati sui social, di finire intubati per poter finalmente “capire”. È in questo linguaggio e in questo clima di moralismo sanitario che si consuma la percezione, da parte dei non vaccinati, di essere non tanto gli interlocutori di un dialogo finalizzato a persuaderli, quanto i nemici di una guerra che mira a sconfiggerli.

In questo desolante quadro, è davvero così impensabile provare ad aprire lo spazio di un confronto civile in cui, pur rimanendo ciascuno convinto della superiore bontà della propria opinione, possa almeno evitare di criminalizzare quella altrui? Nella situazione in cui ci troviamo oggi, fatta salva la necessità di continuare a promuovere una vaccinazione libera e informata dei soggetti fragili – e questo allo scopo di contribuire ulteriormente alla già bassa incidenza di ricoveri e decessi – anche la vaccinazione di tutti gli altri cittadini dovrebbe rimanere libera, senza discriminazioni per chi decide, legittimamente, di tutelare la propria e l’altrui salute in modo diverso dalla vaccinazione. Del resto, dopo tutto ciò che abbiamo appreso sulla contagiosità dei vaccinati, siamo davvero così certi che, anche quando agiscono nella comune prudenza richiesta a tutti, i non vaccinati che non sono comunque a rischio siano i soli responsabili di ciò che accade nello spazio pubblico e negli ospedali? Perché invece non vedere, nelle norme di prevenzione imposte a vaccinati e non vaccinati, un segno della comune dignità di tutti i cittadini a prescindere da green pass e vaccinazione?

Gli antropologi, qui, sembrano trovare abbondante materia di conferma delle loro ipotesi: la logica del “capro espiatorio” è insopprimibile. Il bisogno di prendersela con qualcuno, attribuendogli la responsabilità di un problema comune, supera il desiderio di risolverlo insieme a lui. Impedendo a tutti noi di aprire gli occhi, magari per scoprire che, anche se sta usando armi diverse dalle nostre, persino chi sembra un nemico è in realtà un nostro alleato."

(Luciano Sesta - docente di Bioetica e Filosofia Morale dell'Università di Palermo)