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26 giugno 2021

Incipit

   
   Un tempo, se ben ricordo, la mia vita era un festino in cui tutti i cuori s'aprivano, in cui tutti i vini scorrevano.
   Una sera, ho preso sulle ginocchia la Bellezza - E l'ho trovata amara. - E l'ho ingiuriata.
   Mi sono armato contro la giustizia.
   Sono fuggito. O streghe, o miseria, o odio, è a voi che è stato affidato il mio tesoro.
   Riuscii a far svanire dal mio spirito ogni umana speranza. Su ogni gioia, per strozzarla, ho fatto il balzo sordo della bestia feroce.
   Ho invocato i carnefici per mordere, morendo, il calcio dei loro fucili. Ho invocato i flagelli, per soffocarmi colla sabbia, col sangue. La sventura è stata il mio dio. Mi sono disteso nel fango. Ed ho giuocato ottimi tiri alla pazzia.
   E la primavera mi ha portato il riso terrificante dell'idiota.
   Orbene, essendomi trovato di recente sul punto di fare l'ultimo crac!, ho pensato di ricercare la chiave del festino antico, in cui potrei forse riprendere appetito.
   La carità è questa chiave. Questa ispirazione prova che ho sognato !
   "Resterai iena, ecc...," ribatte il demonio che mi ha incoronato di così amabili papaveri. "Giungi alla morte con tutti i tuoi appetiti, e il tuo egoismo e tutti i tuoi peccati mortali."
   Ah! Me ne ha dette troppe: - Ma, Satana caro, te ne scongiuro, una pupilla meno irritata ! e in attesa delle piccole vigliaccherie in ritardo, per te che ami nello scrittore l'assenza di facoltà descrittive o istruttive, io strappo questi pochi e ripugnanti foglietti dal mio taccuino di dannato.

(Arthur Rimbaud -  Una Stagione all'Inferno - 1873)