13 giugno 2021

Wilde - De Profundis (Epistula: In Carcere et Vinculis)

 

"Dear Bosie ......."
È l'inizio di una lettera ad un amico; ma a chi scriveva Wilde?
Tra l'aprile e il novembre 1895 Oscar Wilde, sotto l'accusa di omosessualità - massimo tabù nell'età vittoriana - dovette affrontare vari processi che gli costarono la condanna a due anni di lavori forzati, la bancarotta e l'interdizione alla pubblicazione di tutte le sue opere.
Mentre era detenuto a Reading, tra il gennaio e il marzo 1897, allo scrittore irlandese fu concesso di scrivere una lettera: cinquantamila parole, la più lunga che sia stata mai stilata. Una confessione privata, nella quale Wilde scrisse il memoriale della sua vita in carcere e la raccapricciante cupezza vissuta a Reading. Era indirizzata al suo amico e amante Lord Alfred Douglas che causò la sua rovina.
Per questa lunga lettera, Wilde scelse un titolo in latino - Epistula: in Carcere et Vinculis - che invita suggestivamente a soffermarsi  su quanto può accadere ad un uomo in stato di totale reclusione, più che sulla possibilità di rielaborare spiritualmente l'esperienza.  Il titolo - De Profundis - con cui ci è nota, fu scelta dall'amico Robert Ross per darla parzialmente alla stampa nel 1905 ed è lo stesso utilizzato nel 1962 per la sua pubblicazione nella versione integrale, avvenuta dopo la scomparsa di tutti i protagonisti.
In questa lunga lettera traspaiono i moti più profondi dell'animo di Oscar, ed è per questo motivo che lo ritengo lo scritto assolutamente più bello e significativo della sua intera vita.

Liolucy








8 giugno 2021

Al Poeta


lasciati parlare dal vento
dalle nuvole, dal cielo;
lasciati parlare dal tempo puro
che non ha 
oggi, ieri o domani.
lascia che tutto sia poesia,
eternità dell'attimo, 
barca di carta e solco di un
silenzio sempre nuovo
che morde
il senso 




                               ©Liolucy


23 maggio 2021

Spettro


La ragione non è uno spettro, 
e allora perché ti spaventa?
La ragione si mescola al caos ordinato
di questo navigare nella solitudine del mondo
dove naufraga ogni uomo, 
fra tempo e spazio, 
fra illusioni e dolori. 
E tu, 
tu prendi sulle ginocchia la tua pazzia
per rinnegare la giustizia, 
e ti ungi del cattivo sangue e
dell'infingarda menzogna. 
Chi ti ha reso la lingua tanto perfida? 
Chi bivacca nella tua mente come un lupo
pronto ad uccidere? 
Il tuo sorriso si è asciugato al vento dell'inganno, 
e non comprendo il buio ubriaco che rifluisce
nei tuoi occhi, 
non comprendo l' oblio incarnato nella tua voce
gioia strozzata

e vorrei tacere le mie parole
che più non occorrono.. 



                                                                          ©Liolucy

19 maggio 2021

Incompiuto


La misura dei suoi giorni è nel 
paradiso delle sue tempeste
nel vortice dei suoi pensieri
tra le braccia di un presente disfatto 
da raffiche di nebbie feroci  
e da demoni ingessati dall'eternità
Mentre i sogni divorano l'istante 
nel lusso notturno 
turpi fantasmi in frac attendono 
con i loro occhi strappati 
e sorridono sornioni 
all'ombra grottesca
che ammanta il delirio perfetto
Solo la dissolvenza gli sarà 
necessaria per giungere alla 
vacuità di tutte le cose e 
alla profondità del tumulto 
dell'anima
danza d'essenza



                                                             ©Liolucy



3 maggio 2021

Siderale



                                             Siamo canne al vento
                                             tra spazio e tempo
                                             firmamento 
                                             di noi



                                                                                                       ©Liolucy


24 aprile 2021

Wolfgang Amadeus Mozart


Lacrimosa è parte della Messa di requiem in re minore K626, l'ultima composizione di Mozart. È tra i momenti di maggiore ispirazione drammatica . Con l'utilizzo di brevi frasi, di crome ascendenti e discendenti ai violini e di una scrittura corale di ampio respiro, Mozart riesce a creare un effetto di pianto, a stento trattenuto, di preghiera umile e devota, con un Amen conclusivo in forte.