3 dicembre 2024

Nota a Margine

 

Il lutto notturno dove si rifugiano le stelle

è la cornice della mia attesa

Nessun rimpianto e mille ricordi 

[caroselli]

nel giardino della mia anima

Immagine riflessa

eco segreta senza tregua



                                                     ©Liolucy


19 novembre 2024

Argomento

 
vado a zonzo nella mia notte e
le nuvole bianche dei miei pensieri
confondono il vento dei ricordi

è sbocciato l'orizzonte che attende
l'azzurro slavato di un'ombra
perduta fra i miei passi

avvicinarmi a qualche terra
a qualche luogo o a qualcosa
che importanza ha?


 
                                                  ©Liolucy

26 ottobre 2024

Se un uomo è un'idiota

 

"Se un uomo è un idiota non lo emancipi dalla sua idiozia 
mandandolo all'Università.
Semplicemente lo trasformi in un idiota ammaestrato, 
che è dieci volte più pericoloso."

(Desmond Bagley)



18 ottobre 2024

In Qualche Luogo


Di sobbalzo lascio a metà lo scritto
il pensiero è caduto 
d'un tratto luci alla rinfusa
Abbandonarsi alla vita
sciogliere gli ormeggi del giudizio
obliare il proprio sé
Sfrangiando le ossa del tempo
danzando come rondine ubriaca
di un silenzio nido tra le stelle
Con una spazzola d'argento
ho scrollato il peso sacro 
della notte
Mordo un'albicocca




                                                    ©Liolucy

25 settembre 2024

Vagabonda


Questa sera blu di fine settembre,
muta, immensa, nuda,
viene a cercar la notte 
nella sconfitta
che mi incatena
al vuoto
Ho disperso ogni sforzo che mi
consumava i sensi per
raggiungerti,
e ora sono sola,
in compagnia
del buio
Torbido nulla
che mi divora



                                       ©Liolucy

17 settembre 2024

C'é


C'è un culto dell'immortalità che si è radicato nella società moderna
mano a mano che il benessere e le ricerche scientifiche hanno illuso
le persone di poter sconfiggere le malattie, di rallentare il tempo 
e negare la natura delle cose.
C'è un culto che sembra essere la negazione dell'uomo in quanto parte
della Natura, con la supponenza di possedere un potere che supera
le leggi della Natura stessa.
C'è un culto che violenta continuamente l'ordine delle cose per come
sono sempre esistite.
C'è un culto che rivela un disagio profondo dell'uomo, è un'ipocondria
che soffoca l'essere, è la ricerca spasmodica di una bellezza estetica effimera,
è una fuga dall'essenza delle cose,
che si trasforma in isterie e allucinazioni condivise
dai suoi adpeti.




                                                                                 ©Liolucy

15 settembre 2024

Astuzie




   fra le dita dell'infinito
   l'attimo
   inganna il tempo


                                 ©Liolucy

28 agosto 2024

Reprise

 


La vita è una farsa,
il mio pallido amore 
vaga su foglie morte

E più tardi,
non può esserci che
la fine del mondo



                      ©Liolucy


26 agosto 2024

Fingere

 
eojnvo vjoifhv, slnvnprpt,
arjonvono zpivbi. 
qplnvn kjbyovl,
qpfnvnruo
bnosntru haàpljf,
slknotirop.
h.



©Liolucy

7 agosto 2024

La Poesia Più Difficile

 

Il cielo si rifugia in
un antico pianto
e vedo volti intrappolati
in scuciture di realtà 
che macerano la mente
prigionieri di aridi gesti
di invisibili finzioni
di falsi pudori
L'anima libera
è la poesia 
più difficile


                                ©Liolucy

30 luglio 2024

Rimembranze Estive - capitolo 3 - Quella volta che...

 



Eh sì, mi piaceva un mondo il tennis ed ero sempre alla ricerca di giocatori o giocatrici con cui condividere la mia stessa passione. Di ragazze della mia età che giocassero in modo decente non ce ne erano nella mia zona, e così molto spesso mi ritrovavo a sfidare i maschietti, che si divertivano con me perché li facevo sudare, li facevo correre con i miei tiri tesi ed incrociati e anche con il mio rovescio micidiale che li lasciava allibiti. Il rovescio era il mio colpo migliore, però difettavo nel servizio che non era un granché. 

A quei tempi - parliamo dei miei diciasette anni - mi ero aggregata ad un piccolo gruppetto di appassionati che frequentavano i campi (tra cui anche il sindaco del paese con cui parlavo spesso anche di politica) e ci organizzavamo per disputare dei doppi o piccoli tornei amatoriali. Nacquero amicizie spensierate e allegre che durarono solo il tempo di una stagione. Legai in modo particolare con una coppia che aveva anche una figlia, una bambina di circa sei anni, bellissima. Erano persone molto gradevoli nei modi di fare e nello stare insieme agli altri, socievoli. Il marito, che ora chiamerò Ivo (un nome inventato, preferisco non scrivere quello vero) era un uomo di circa 30 anni, esempio di bellezza mediterranea di cui lui era consapevole, gestiva con successo alcuni negozi di calzature. La moglie, sua coetanea e che chiamerò Yvette, si occupava del lato burocratico della loro impresa. Yvette era una bella donna, capelli lunghi mossi, occhi scuri, era davvero fascinosa ma non se ne vantava. Caratterialmente era dolce, una meraviglia, ci andavo molto d'accordo e la ricordo con tenerezza. Ivette però si era scelta un marito che faceva il piacione perché evidentemente si riteneva un uomo belloccio. Al di là del giudizio prettamente estetico però io non ci vedevo nulla di affascinante in lui, anche perché era molto vanitoso, si pavoneggiava e molte volte faceva ingelosire sua moglie di proposito. Non erano punti a suo favore ai miei occhi. Primo, perché i miei occhi non si fermavano - e ancora tutt'oggi non si fermano - solo all'aspetto esteriore di una persona. E secondo, perché ci tenevo molto al benessere della mia amica Yvette.

Una volta andai a casa loro di prima mattina come avevamo stabilito, perché dovevamo recarci tutti insieme fuori provincia per partecipare ad un torneo al quale ci eravamo iscritti. Quella mattina Ivo e Yvette cominciarono a litigare e anche se io mi facevo sempre i fatti miei, capii che lei lo accusava di fare il galletto con altre donne e che faceva lo stronzetto con lei. Alla fine si riappacificarono perché Ivo sapeva come prendere Yvette e come farsi perdonare delle sue mascalzonate. Yvette, da quella mattina cominciò a confidarsi con me ed io la ascoltavo interessata  e curiosa. La nostra amicizia diventò sempre più stretta e affettuosa, con mio sommo piacere. 

Intanto tutto procedeva per il meglio nel nostro gruppetto di appassionati, ci divertivamo tutti insieme, uscivamo nei sabati sera, e una volta partecipammo anche ad una festa privata in maschera che si svolse in un antico palazzo barocco. In quell'occasione io mi vestii da uomo. Un bel paio di baffi,  i capelli lunghi raccolti  e nascosti sotto un cappello a tesa larga, calzoni alla zuava, camicia, gilet, fucile e in cintura un porta cartucce; insomma mi ero travestita da brigante. Ma non partecipai più di quel tanto ai festeggiamenti, smangiucchiai qualcosa al buffet, origliai qualche discorso (noioso) e subito dopo sgaiattolai fuori dal salone. Sola soletta andai ad esplorare le stanze del palazzo, con le stelline negli occhi e il cuore palpitante alla vista di cotanta beltà. Dipinti, stucchi, tendaggi, pareti, pavimenti, scalinate, tutto era meraviglioso. Persi la cognizione del tempo e mi incantai ad ammirare quelle stanze sontuose, sembravano non finire mai.  Mi risvegliai dal sogno ad occhi aperti solo quando cominciarono a scoppiare i fuochi d'artificio che fecero da cornice finale alla bellezza del posto, tra alberi secolari e giardini da favola. Serata indimenticabile.

Poi successe un fatto abbastanza increscioso che mi costrinse ad allontanarmi dall'allegra brigata. Il fatto è questo:

Ivo e Yvette mi invitarono ad andare nel loro negozio per scegliere delle scarpe che intendevano regalarmi per dimostrare la loro amicizia e la simpatia che nutrivano per me; io ero la piccola del gruppo e mi coccolavano. "Vieni quando vuoi.  Se non ci sono io perché magari sono impegnata con la bambina, troverai sempre Ivo che ti saprà consigliare" mi disse con entusiasmo la mia amica Yvette.   Detto fatto.   Una sera, sul far del tramonto, mi recai in negozio e il caso volle che fosse presente solo Ivo. Mi mostrò qualche modello sportivo, mi parlò anche di altre cose e mentre chiacchierava a ruota libera, repentinamente e con mossa da giaguaro spense le luci dal quadro generale e mi baciò sulla bocca stringendomi a sé. Nell'attimo rimasi  sbalordita, poi mi divincolai e istintivamente mollai un ceffone a Ivo con tutte le mie forze e gli dissi solamente "ma come ti permetti?". Lui mi guardò un po' sorpreso, riaccese le luci mostrando un sorriso sbilenco e imbarazzato mentre io  mi  precipitai fuori dal negozio con molta rabbia addosso. 

Dopo quell'episodio chiusi i legami con il gruppo e smisi di frequentare quei campi da tennis, né tantomeno mi azzardai a raccontare qualcosa a Yvette, non volevo procurarle ulteriori dissapori col marito, e devo dire che mi dispiaceva che si fosse innamorata di un uomo che non la rispettava. Non rispettava lei e neppure la bambina. Era uno stronzo. Ma l'amicizia con Yvette non finì, ci vedemmo ancora e durante i nostri incontri mi confidò  delle sue sofferenze con il compagno. Poi i nostri appuntamenti si diradarono sempre di più fino ad annullarsi. In quel frattempo lei e il marito  caddero in crisi profonda. Dopo circa un anno venni a sapere da terzi che Yvette si era lasciata con Ivo e che si era trasferita in una casa più piccola insieme alla bambina, con tutte le difficoltà del caso. Un destino già scritto, la loro separazione non mi stupì e pensai che in fondo il loro distacco non fosse altro che una liberazione per Yvette. Le telefonai, lei mi diede il suo indirizzo invitandomi ad andarla a trovare quando si sarebbe sistemata per benino, ma per quel momento era molto affranta. Non la risentii mai più, la vita e la scuola mi trascinarono verso altri lidi e altre nuove conoscenze.        Dolcissima Yvette, sono sicura che tu abbia trovato un compagno degno della tua bellezza interiore e della tua avvenenza, e sappi che mi sei rimasta nel cuore. Sei stata una piccola gemma che ha illuminato la mia adolescenza.

Per quanto mi riguarda, fu la primissima volta che diedi uno schiaffo ad un uomo (ci fu anche un'altra occasione) e la cosa non mi piacque per nulla, perché ho sempre tenuto in gran conto l'altra metà del cielo ed ho sempre pensato che il volto di un ragazzo o di un uomo vada accarezzato da una donna. Ma se ero arrivata al punto di schiaffeggiare Ivo significava  che quella metà di cielo che lui rappresentava aveva mostrato le sue miserie.  Devo anche aggiungere che da allora capii che con certi uomini non potevo pretendere un'amicizia semplice e sincera, era praticamente impossibile, era come pretendere la Luna in un bicchiere.   Qualche tempo dopo capii anche che ero un pochino addormentata, nel senso specifico che fino ad allora non avevo compreso che alcuni uomini mi guardavano in una certa maniera.

Quando ricominciai a giocare a tennis lo feci solo con i miei coetanei o con amici di poco più grandi di me, o con il mio maestro di tennis. Oppure, in mancanza di queste occasioni e nei casi di bisogno impellente, giocavo in solitaria facendo rimbalzare la pallina contro un muro e ripercorrendo con la mente le imprese passate di Adriano Panatta o gli incredibli match di Bjorn Borg. 


-Lu

26 luglio 2024

Rimembranze Estive - capitolo 2 - Andrea






Sono in banca e mentre aspetto il mio turno, mi viene incontro un uomo brizzolato, ben vestito. Mi guarda dritto negli occhi, si sofferma, mi sorride ed esce.
Dove lo avevo già visto? Quel volto non mi era sconosciuto. Mentre mi faccio questa domanda, il Signor Cervello attiva i neuroni assegnati alla modalità "ricordi adolescenza" ed ecco che mi manda un'illuminazione. Ma certo, si trattava di Andrea, i suoi occhi ridenti inconfondibili che sembravano nascondersi tra le sue lunghe ciglia erano il dettaglio rivelatore. Andrea, il ragazzo della partita di tennis sospesa tra memorie buffe e timidezze arlecchine, una partita di tennis mai disputata!
I ricordi arrivano a cascata. - [Hey! calma, calma, cerchiamo di fare ordine; Signor Cervello capisco l'entusiasmo per il suo lavoro ben fatto, ma mi dia il tempo di mettere a fuoco tutti i particolari. Ecco. Ci sono.] 

Andrea era il figlio di un'amica di una fotografa di nome Erica. Erica, conosciuta ad una piccola mostra, mi convinse di prestare il mio viso e i miei occhi a qualche suo scatto dicendomi che li riteneva molto interessanti e mi fece un piccolo servizio fotografico. Nacque subito un'amicizia breve ma sincera, senza che la differenza d'età potesse influire sul nostro rapporto. Erica aveva circa 30 anni ed io 14/15  Mi è sempre piaciuto  rapportarmi con persone più grandi (uno stimolo intellettuale importante per me) e in più anche a me piaceva scattare foto; erano i tempi in cui mi dilettavo con una macchina di mio padre che a tutt'oggi conservo come una reliquia. Ma quando osservavo le armi del mestiere di Erica ne rimanevo affascinata e mi piaceva respirarne l'atmosfera. Ci unì la fotografia e la simpatia che provavamo una per l'altra.  Ebbene, per un certo periodo di tempo io e Erica uscimmo insieme per divertirci un po', e a noi si aggregarono altre due presenze: una mia coetanea e un'amica più grande di Erica di cui ora mi sfugge il suo vero nome, ma la chiamerò Maria.
Maria era separata dal marito e aveva un figlio della mia stessa età di nome Andrea, un bel ragazzo moro con occhi scuri, molto bellino, che sua madre spinse ad uscire con me.  Io piacevo a Maria e mi spiegò che Andrea era un po' timido e che le avrebbe fatto piacere se io e lui ci fossimo frequentati in amicizia.   In verità lei sperava che tra noi potesse scoccare una scintilla scintillosa, di quelle che fanno svolazzare le farfalle nello stomaco, e sperava anche che suo figlio potesse diventare un po' più disinvolto con le ragazze. 
E così, Maria un bel giorno me lo presenta, ed io e Andrea ci mettiamo a parlare del più e del meno, un pochino imbarazzati. Il discorso cade sulle passioni sportive. Io  era un'appassionata di tennis, ma un'appassionata attiva in quanto  prendevo lezioni da un maestro e giocavo quasi tutti i giorni, ero una vera patita, compravo anche le riviste specializzate, e i miei idoli erano Panatta, Borg, McEnroe e un altro giocatore americano di cui non ricordo il nome - [Hey, Signor Cervello, abbiamo delle difficoltà a ricordare i nomi, eh!? Vogliamo prendere in considerazione una cura di fosforo?] 
Ah no, eccolo il nome, ce l'ho.  L'altro tennista che mi piaceva era Connors! - [Informazione pervenuta. Il Signor Cervello non ha voluto sfigurare.] 
Anche Andrea mi dice di saper giocare a tennis e poi basta, il nostro dialogo termina nel giro di qualche minuto per fare spazio a scena muta. Sennonché, da lì a qualche giorno Maria mi invita ad organizzare una giocata insieme ad Andrea. Io accetto volentieri. Figuriamoci, appena si parlava di tennis mi venivano le stelline agli occhi e se mi si chiedeva di giocare avrei accettato di farlo anche con un extraterrestre e negli orari più assurdi tipo alle tre di notte, al buio e senza luna in cielo. E così, dopo aver ricevuto questa proposta e averla accettata con entusiasmo, mi offro per prenotare il campo da tennis, mi accordo con Andrea e il pomeriggio stabilito inforco il motorino, racchetta a tracolla, e mi avvio tutta pimpante e carichissima per incontrarmi a metà strada con lui per poi proseguire insieme fino alla meta.  Ma durante il tragitto, ad un incrocio  il mio sfidante tennistico riconosce alcuni suoi amici (anche loro motorizzati) e si ferma a sparlottare con loro. Cosa avranno da dirsi? Io attendo dall'altra parte della strada e dopo cinque minuti Andrea mi raggiunge e mi comunica con un certo imbarazzo che non potrà seguirmi perché deve recarsi urgentemente in un posto con i suoi amici, senza aggiungere altri dettagli. Mi promette timidamente che sfrutteremo un'altra occasione e mi saluta in tutta fretta. 
Ok, gli dico, match sfumato ma non c'è problema, sarà per un'altra volta. 
Un'altra volta non c'è mai stata. 

Quando sua mamma seppe dell'accaduto si arrabbiò moltissimo con suo figlio, mi disse stizzita che Andrea si era comportato malissimo con me e che non doveva piantarmi in asso in quella maniera. Era davvero contrariata e regalò a suo figlio degli epiteti non molto simpatici, e non si risparmiò di dire che suo figlio era un co.... ops! beh, ecco non si risparmiò di dire che era come uno di quei cosi che pendono nelle parti basse degli uomini. Io la ascoltavo muta e un po' divertita, secondo me non era successo nulla di tragico.  A me dispiacque solo di non aver potuto giocare a tennis, del resto con Andrea ci eravamo appena conosciuti. Conosciuti? Si fa per dire. Parlavamo poco e al di là del fatto che lui fosse abbastanza carino non scattò qualcosa di più, diciamo che lui mi era neutro e penso che fu una cosa reciproca.  Devo riconoscere però che per essere timido, Andrea lo era per davvero e parecchio. Dopo l'episodio della partita andata a monte Andrea mi chiese un altro appuntamento tennistico ma in quell'occasione io declinai l'invito, e fu così che ci perdemmo di vista definitivamente e senza alcun rimpianto.

Ed Erica che fine aveva fatto? Erica partì per Milano, mi disse che aveva un'occasione professionale da sfruttare, e in men che non si dica raccolse le sue cose e si trasferì nella capitale della moda. Era fatta così, sempre pronta a spostarsi, con le valigie in giro per casa e gli armadi sottosopra. Io e Erica non ci siamo mai più riviste da allora, e non ho mai più saputo nulla della sua avventura professionale, ma aveva certamente le carte in regola per farsi apprezzare nel mondo dell'arte fotografica. Era molto brava con i giochi di luce e catturava l'istante fuggente con quello spirito curioso che sa scavare nei particolari.

Andrea, dolce e timido Andrea, ora ho capito perché in banca mi hai sorriso! Mi hai riconosciuta e forse anche a te è venuta in mente la nostra fugace conoscenza che più fugace di così non poteva essere. Una vera fuga da parte tua, senza la -ce finale. Beata gioventù. 

"Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia...". 
eccetera, eccetera, eccetera, e ancora eccetera..


-Lu

22 luglio 2024

Rimembranze Estive - capitolo 1 - Gianluca

 




Mentre guardo il cielo blusemprepiùblu, pigramente sdraiata sull'arenile di una spiaggia meravigliosa,  mi sovvengono ricordi della mia tenera adolescenza fuggita via come una ladra, fuggita via senza  l'accortezza di avvisarmi che quegli anni che vivevo con spensieratezza e con una giusta dose di incoscienza avrebbero costituito in futuro un allegro e insostituibile tassello della mia vita. 
Ordunque, mentre guardo questo cielo blusemprepiùblu mi viene in mente la mia prima cotta. 
Prima media, lui mio coetaneo frequentava un'altra sezione, capelli chiari, occhi nocciola chiaro, tratti delicati, si chiamava Gianluca. Facevo di tutto per farmi notare da lui, e per una timidona patentata come me non era impresa facile. Mi facevo aiutare dalla mia migliore amica, la mandavo in avanscoperta in vere e proprie ricognizioni militari come una spia di Mission Impossible. La mia amica tifava per me e si divertiva un mondo a farmi  rapporti circostanziati sui movimenti del mio desiderato. Finché una volta presi un'iniziativa, e durante la ricreazione mi avvicinai al mio obiettivo pestandogli in modo deciso e rocambolesco un piede facendo finta di inciampare, della serie "se non mi avevi mai notata prima, ora invece sì!"    Ci siamo guardati negli occhi (cioè a dir la verità io mi sono persa nei suoi occhi e ho anche perso la cognizione del tempo __ il tempo in quelle frazioni di secondi si è dilatato come succede nella serie animata Holly e Beji__ non so se rendo l'idea), poi ho chiesto scusa, ci siamo messi a ridere comicamente e poi ognuno è andato per la sua strada, come se nulla fosse successo. Però questo espediente servì per rompere il ghiaccio e per salutarci successivamente quando ci incrociavamo (ed io facevo di tutto per incrociarlo casualmente ma volutamente). Era già qualcosa per me, era già una speranza. Sapevo dove abitava, una sua amica vicina di casa che frequentava la nostra stessa scuola mi raccontava cose varie su di lui (figlio unico, che cosa l'appassionava, quali erano le sue materie preferite, il suo sport preferito,  quale raccolta di figurine stava facendo, ecc. ecc...)  ma un giorno non lontano dal mio primo approccio calpestante venni a sapere che lui non era interessato a me, e le mie speranze naufragarono.   Luca - insieme alla maggior parte dei ragazzini di tutte le sezioni - filava dietro alla più bella della scuola: una ragazzina bionda, occhi verdi, capelli lunghi, slanciata, fisico già da donna, versione fotomodella, cioè versione Barbie della Mattel, tanto per intenderci. Era una rivale imbattibile per me. Io morettina, capelli lunghi, occhi azzuri, piccolina e formosa ma ancora in sboccio, come potevo competere con Miss Universo nonché Miss di Tutti i Pianeti Conosciuti e Sconosciuti? Quando realizzai la realtà non mi restò altro che stare a guardare Luca quando passava, o ad osservarlo quando si fermava a chiacchierare allegramente con BarbieMissUniversoPlusUltra e  di tutti i Pianeti già citati prima. Lei e Luca però non si sono mai messi assieme, forse per troppa concorrenza maschile, e quindi ci accomunò il fatto che anche lui era nella mia stessa condizione, non veniva ricambiato nei suoi sentimenti dalla Miss di Tutti i Pianeti Conosciuti e Sconosciuti.
Per tutti e tre gli anni delle medie sono rimasta cotta, fritta e bollita di questo ragazzino, e ripensandoci ora con il senno di poi ma di molto poi __ proprio ora che sta passando un maestoso gabbiano sulla mia testa __ credo di essermi persa delle occasioni di conoscenza di altri ragazzini, che mi facevano i complimenti e mi corteggiavano timidamente, ma che io consideravo solo amici e nulla di più. 
La cosa buffa che ora mi fa sorridere, è che da allora i miei gusti estetici cambiarono. Superata la cotta per Gianluca provai attrazione solo per ragazzi mori con occhi scuri, mediterraneo style, e cioè l'esatto contrario della bellezza delicata e nordica del mio primo amore non corrisposto.
Il cielo blusemprepiùblu intanto è ancora qui sopra a riempire i miei occhi, e non mi sposterò per nulla al mondo, voglio essere cullata dall'immenso..



-Lu


30 giugno 2024

Il Colore delle Parole

 
ogni parola ha 
un colore,
un profumo,
un suono,
una musica,
una danza.

ma nessuna parola
è preparata
al proprio destino;
la loro fine giunge
nel vuoto
silenzio



©Liolucy

29 giugno 2024

21 giugno 2024

L'amore Eterno


 
    L'amore 
    eterno
    è 
    l'amore
    non 
    detto




          ©Liolucy

19 giugno 2024

Il Mare

 

il mare è una nostalgia

che mi porto dentro

[per raggiungerti]



©Liolucy

13 maggio 2024

poco più in là

 

poco più in là di noi

tra stupore e abisso

la decantazione di un sogno

è dolore del proprio dolore

stella d'infinito

che danza



                          ©Liolucy

28 aprile 2024

In Caso Di Apocalisse

 
in caso di Apocalisse 
catturerò lungo la via
lo splendore della tua voce
segreto di mezzanotte
sulla mia pelle

i morti si intrometteranno
fra noi e il mare 
odio e spilli morderanno
le nostre lacrime 
rose liquefatte 
nei vetri del tempo

ma non temere nulla
perché l'assalto
del nostro bacio seppellirà 
il vento carnivoro e 
il lamento delle ombre 
 
in caso di Apocalisse

riscopriremo con stupore
il sentiero eterno
del sogno polveroso 
di un addio

tu come spada
io come calice
ritrovati e perduti
nel nostro Sempre



                                  ©Liolucy

25 aprile 2024

Maledetto

 

Fra le tenebre e il baccano delle bombe
una scintilla di morte perenne consuma 
il cuore delle città spezzate
Misero e spregevole essere che hai
affondato nella polvere la bandiera cielo e oro
Straccivendolo che infili meschini pensieri 
nella spazzatura dei torti e dei dispetti
Buzzurro e sleale accomodato in folli atrocità
rintanato a ringhiare tempeste atomiche
declamando oscenità di epoche perdute
Sevizi le libertà altrui come una serpe 
compiaciuta e rinvoltolata su se stessa
Pagine e pagine di versi non basteranno a lenire
la piaga implacabile incancrenita in te 
Il tuo cuore informe 
è bucato dal verme
della crudeltà
Maledetto
che tu sia 
maledetto



                                                         ©Liolucy

22 aprile 2024

20 Days in Mariupol

 



Alla vigilia dell’invasione russa dell’Ucraina, una squadra di giornalisti entra nella città portuale di Mariupol. Durante il successivo assedio, mentre cadono le bombe, gli abitanti fuggono e l’accesso a elettricità, cibo e acqua è interrotto, i reporter, unici rimasti, lottano per raccontare le atrocità della guerra, finché circondati dai soldati russi si rifugiano in un ospedale, in trappola. Le loro immagini, diffuse dai media mondiali, documentano morte e distruzione, e smentiranno la disinformazione russa. Di fronte a tanto dolore il regista e giornalista ucraino Mstyslav Černov si chiede se filmare ancora possa fare qualche differenza, ma sono gli stessi cittadini di Mariupol a implorarlo di continuare, perché il mondo sia testimone.
Mstyslav Černov è un giornalista e reporter vincitore del premio Pulitzer, membro di The Associated Press e presidente dell'Associazione ucraina dei fotografi professionisti. Da quando è entrato a far parte di AP nel 2014, ha seguito i principali conflitti, crisi sociali e ambientali in Europa, Asia e Medio Oriente. È stato nominato giovane talento del 2015 e cameraman dell'anno 2016 dalla Royal Television Society inglese. Più recentemente, Černov  ha documentato l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Insieme al collega di lunga data Evgeniy Maloletka, Černov  ha filmato l'assedio di Mariupol, mostrando al mondo le testimonianze dirette degli attacchi russi alla città. Il coraggioso reportage di Černov da Mariupol gli è valso il Pulitzer Prize for Public Service 2023.
Premio Oscar 2024 - Miglior Documentario

"Quando ero adolescente in Ucraina, nella città di Kharkiv, a solo 20 miglia dal confine russo, come parte del programma scolastico ho imparato a maneggiare una pistola. Ma sembrava inutile: l'Ucraina, pensavo, era circondata da amici. Da allora ho seguito le guerre in Iraq, Afghanistan e nel territorio conteso del Nagorno Karabakh, cercando di mostrare al mondo la devastazione in diretta. Ma quando nell'inverno 2022 gli americani e poi gli europei hanno evacuato il personale delle loro ambasciate dalla città di Kiev, e ho analizzato sulle mappe l’assembramento delle truppe russe proprio di fronte alla mia città, non ho potuto che pensare: "Oh mio povero Paese". Nei primi giorni di guerra, i russi hanno bombardato l'enorme Piazza della Libertà di Kharkiv, dove avevo passato i miei vent’anni. Sapevo che le forze russe avrebbero considerato la città portuale orientale di Mariupol come una conquista strategica, per la sua posizione sul Mar d'Azov. Così la sera del 23 febbraio mi sono diretto lì insieme al mio collega Evgeniy Maloletka, fotografo ucraino dell'Associated Press, con il suo furgone Volkswagen bianco. Durante il tragitto, ci siamo preoccupati di non avere abbastanza ruote di scorta, e abbiamo trovato online un uomo nelle vicinanze, disposto a vendercele. Abbiamo spiegato a lui e al cassiere del negozio di alimentari aperto tutta la notte che ci stavamo preparando alla guerra. Ci hanno guardato come se fossimo pazzi. Arrivammo a Mariupol alle 3:30. La guerra iniziò un'ora dopo." (Mstyslav Černov )


20 aprile 2024

Nuda

 
In questa notte senza vestiti 
l'amore non è la guerra che è
dura un solo momento
animale ribelle avvolto
nell'aria

In questa notte piena di luna
è facile averti negli occhi
così come lo sei da sempre
oblio sepolto nel sangue ferito
di un'anima nuda

Nuda
come questa notte che qualcuno
ha acceso per noi per vederla morire
nelle nostre braccia


 
                                      ©Liolucy

13 aprile 2024

Dolcezza Mortale


Siamo fatti per abitare 
il forse
per morire e rinascere 
in ogni contraddizione 
svelata
nello spettinato silenzio
di un abisso



                                       ©Liolucy

11 aprile 2024

Jan Švankmajer

 



"Non mettere mai la tua opera al servizio di qualcosa di diverso dalla Libertà"
(Jan Švankmajer)


1 aprile 2024

Lettera Aperta

 

Signor Miglior Medico Amico di Ricky,

Le formulo più specificatamente i motivi della mia più totale disapprovazione all'isteria collettiva che ha colpito molti italiani durante la pandemia da SARS-coV-2.
Le scrivo con la premessa che Lei sia a conoscenza della Convenzione per la Protezione dei Diritti dell'Uomo e della Dignità dell'Essere Umano nei confronti dell'applicazione della Biologia e della Medicina: Convenzione sui Diritti dell'Uomo e la Biomedicina, serie dei Trattati Europei n°164 adottata ad Oviedo il 4 aprile 1997, entrate in vigore il 1 dicembre 1999 __

Il diritto alla salute comprende il principio del consenso libero e informato secondo cui nessuno può essere obbligato a sottoporsi ad un determinato trattamento sanitario. Tale principio è quindi il presupposto di legittimità del trattamento medico che non può essere imposto ma deve essere voluto dall'interessato. 
In quanto dunque regola fondamentale di diritto, il principio del consenso libero e informato è enunciato in vari trattati internazionali e norme nazionali, in particolare a livello europeo dall'art. 5 della Convenzione di Oviedo e in Italia dall'art. 32 della Costituzione.

Mario Draghi, con lo strumento del Green Pass Rafforzato ha di fatto messo in pratica un obbligo surrettizio su una minoranza di cittadini italiani che non intendeva vaccinarsi, estorcendo con ricatti il consenso libero e informato. L'obbligo surrettizio consumatosi dietro minacce (se non ti vaccini non lavori e viene sospeso il tuo stipendio; se non ti vaccini non frequenti l'Università; se non ti vaccini non puoi fare sport neppure all'aperto; ecc...) ha violato in pieno i Diritti Umani, in particolare il Diritto all'Autodeterminazione nella scelta delle cure sanitarie e il diritto a rifiutare trattamenti medici che siano contrari alla propria coscienza o religione, protetti rispettivamente dall'articolo 8 e 9 della Convenzione europea dei Diritti Umani. Le sanzioni e i ricatti messi in atto dal Governo Draghi, a fronte di un'adesione vaccinale del 90% (!!!) hanno limitato notevolmente il godimento dei Diritti Umani di una minoranza comportando una pressione politica, sociale ed economica tale da costringere a vaccinarsi coloro che erano contrari e che comunque, molto diligentemente effettuavano un tampone ogni 48 ore a garanzia della loro non contagiosità.  A livello istituzionale si è voluta instaurare una vera e propria dittatura sanitaria in violazione del Diritto di Autodeterminazione nella scelta delle cure o delle prevenzioni sanitarie. E in più c'è stata una grave stigmatizzazione sociale verso coloro che non volevano o non potevano vaccinarsi, con orrende violenze verbali _ da parte di medici, operatori sanitari e mass media _ infarcite di odio o istigazione all'odio al quale non avrei mai pensato di assistere in un Paese che dice di voler perseguire democraticamente l'obiettivo del  progresso e della civiltà.

Non è stato un caso che il Consiglio d'Europa si sia espresso nella risoluzione 2361 del 2021 sui vaccini contro Covid-19. Esso ha fortemente incoraggiato campagne di vaccinazione su base volontaria e ha affermato che nessuno doveva subire pressioni politiche, economiche e sociali per vaccinarsi, e che chi non voleva o non poteva vaccinarsi non andava discriminato. In Italia è successo l'esatto contrario e si è scatenata una caccia alle streghe a cui hanno partecipato anche persone che hanno imbracciato la bandiera dell'intolleranza verso i propri simili; una intolleranza, a mio modesto parere, che è stata condizionata da una paura instillata con violenza e con una buona dose di terrorismo psicologico da parte delle Istituzioni e dei mass media.

Mai sono stata contraria ai vaccini, ma mi ha disgustato enormemente il metodo coercitivo con cui la politica ha indotto al vaccino e come si è servita della Scienza (tradendola sotto alcuni aspetti) per raggiungere obiettivi che erano già stati ampiamente realizzati, creando differenze fra cittadini che non andrebbero sostenute in un Paese veramente democratico.

Io voglio sperare, voglio credere, 
che la Vera Medicina e che un Buon Medico curi tutti 
e rispetti il diritto inalienabile all'Autonomia e all'Autodeterminazione del corpo di ogni essere umano, senza accanimenti terapeutici di alcun tipo. Se mi sbaglio in proposito, mi faccia sapere.
Lei in quale ramo della Medicina è specializzato?

La ringrazio per la lettura di questa mia.
Un cordiale saluto.




                                                                                        Attimi 
un'amicadipennadiRicky

26 marzo 2024

La Speranza

 

Dovremmo coltivare la speranza di invecchiare

E se porteremo con noi delle lacrime

[poco male]

le trasformeremo in ghirlande di stelle




                                                               ©Liolucy

24 marzo 2024

della Luna


oh, piccolo e giocoso uomo, 
cosa contempli dalla tua terrena stanza?
un bel volto in delirio di beltà, 
come un sogno,
rotondo, lucente, muto,
gentile inganno dove la ragion si perde.
oh, piccolo ed incerto uomo, 
cosa puoi saperne tu della Luna?
la Luna è femmina, 
nuda, 
latte e miele, 
ombra che biancheggia, 
acerbo mistero.
di ammirarla non son mai sazia, 
e stasera 
all'imbrunir mi è apparsa;
provocante, 
superba 
e regnante,
soggiornava lassù, 
tra le nuvole viola e l'azzurra tenda
al qual volge il mio sguardo perenne.

altro non vi è 
di più dolce e perverso.



                                                                   ©Liolucy

22 marzo 2024

Il Disperso

  
  
  non fu mai chiaro quale Disperazione
dimorasse nei suoi occhi
  il passato era il giocattolo del
suo presente corrotto e Frastornato 
  niente e nessuno avrebbe potuto
soddisfare il Vuoto immenso
della sua anima
  pozzo senza fine di vivaci 
e brunite Allucinazioni
  misantropo involontario
intrecciato al Dolore
  mutevolezza del dire
Agonia del fare
   richiamo del Nulla



                                         ©Liolucy

15 marzo 2024

Baciami Stupido

 
dammi un bacio 
a sorpresa,
denso e lucente, 
percorso da brividi
esitanti

dammi un bacio che lotta
contro il torpore del mondo,
un bacio che si specchia
in una vampata di velluto

dammi un bacio pulsante,
per smangiare l'azzurro 
della tua dolcezza 
disperata

baciami
prima che 
tutto torni,
polvere




                           ©Liolucy

13 marzo 2024

la senti la musica?


la senti la musica nei tuoi pensieri?
la senti la musica nei tuoi sguardi?
la senti la musica nelle tue parole?
la senti la musica nei tuoi gesti?
la senti la musica nei tuoi passi?

se non senti più la musica 
che è dentro di te,
sei come morto.

ed io piango
per averti perduto.



                                   ©Liolucy

5 marzo 2024

Un Calice d'Azzurro


Raccontando storie d'allora
ho capito adesso che le parole 
si radunavano immobili
nei ricordi di quelle stagioni
per evocare l'azzurro di un lume
intagliato nell'anima

Ed io
granello di polvere alla deriva
di un universo che sovrasta
abissi di silenzio
leggevo senza fine le profondità
di un calice senza fine

Ora il cielo cavalca il vento
e si strugge per le stelle 
mentre mi smarrisco come
nel sonno di una bambina 
che afferra l'orbita infinita
del tempo




                                      ©Liolucy