26 luglio 2024

Rimembranze Estive - capitolo 2 - Andrea






Sono in banca e mentre aspetto il mio turno, mi viene incontro un uomo brizzolato, ben vestito. Mi guarda dritto negli occhi, si sofferma, mi sorride ed esce.
Dove lo avevo già visto? Quel volto non mi era sconosciuto. Mentre mi faccio questa domanda, il Signor Cervello attiva i neuroni assegnati alla modalità "ricordi adolescenza" ed ecco che mi manda un'illuminazione. Ma certo, si trattava di Andrea, i suoi occhi ridenti inconfondibili che sembravano nascondersi tra le sue lunghe ciglia erano il dettaglio rivelatore. Andrea, il ragazzo della partita di tennis sospesa tra memorie buffe e timidezze arlecchine, una partita di tennis mai disputata!
I ricordi arrivano a cascata. - [Hey! calma, calma, cerchiamo di fare ordine; Signor Cervello capisco l'entusiasmo per il suo lavoro ben fatto, ma mi dia il tempo di mettere a fuoco tutti i particolari. Ecco. Ci sono.] 

Andrea era il figlio di un'amica di una fotografa di nome Erica. Erica, conosciuta ad una piccola mostra, mi convinse di prestare il mio viso e i miei occhi a qualche suo scatto dicendomi che li riteneva molto interessanti e mi fece un piccolo servizio fotografico. Nacque subito un'amicizia breve ma sincera, senza che la differenza d'età potesse influire sul nostro rapporto. Erica aveva circa 30 anni ed io 14/15  Mi è sempre piaciuto  rapportarmi con persone più grandi (uno stimolo intellettuale importante per me) e in più anche a me piaceva scattare foto; erano i tempi in cui mi dilettavo con una macchina di mio padre che a tutt'oggi conservo come una reliquia. Ma quando osservavo le armi del mestiere di Erica ne rimanevo affascinata e mi piaceva respirarne l'atmosfera. Ci unì la fotografia e la simpatia che provavamo una per l'altra.  Ebbene, per un certo periodo di tempo io e Erica uscimmo insieme per divertirci un po', e a noi si aggregarono altre due presenze: una mia coetanea e un'amica più grande di Erica di cui ora mi sfugge il suo vero nome, ma la chiamerò Maria.
Maria era separata dal marito e aveva un figlio della mia stessa età di nome Andrea, un bel ragazzo moro con occhi scuri, molto bellino, che sua madre spinse ad uscire con me.  Io piacevo a Maria e mi spiegò che Andrea era un po' timido e che le avrebbe fatto piacere se io e lui ci fossimo frequentati in amicizia.   In verità lei sperava che tra noi potesse scoccare una scintilla scintillosa, di quelle che fanno svolazzare le farfalle nello stomaco, e sperava anche che suo figlio potesse diventare un po' più disinvolto con le ragazze. 
E così, Maria un bel giorno me lo presenta, ed io e Andrea ci mettiamo a parlare del più e del meno, un pochino imbarazzati. Il discorso cade sulle passioni sportive. Io  era un'appassionata di tennis, ma un'appassionata attiva in quanto  prendevo lezioni da un maestro e giocavo quasi tutti i giorni, ero una vera patita, compravo anche le riviste specializzate, e i miei idoli erano Panatta, Borg, McEnroe e un altro giocatore americano di cui non ricordo il nome - [Hey, Signor Cervello, abbiamo delle difficoltà a ricordare i nomi, eh!? Vogliamo prendere in considerazione una cura di fosforo?] 
Ah no, eccolo il nome, ce l'ho.  L'altro tennista che mi piaceva era Connors! - [Informazione pervenuta. Il Signor Cervello non ha voluto sfigurare.] 
Anche Andrea mi dice di saper giocare a tennis e poi basta, il nostro dialogo termina nel giro di qualche minuto per fare spazio a scena muta. Sennonché, da lì a qualche giorno Maria mi invita ad organizzare una giocata insieme ad Andrea. Io accetto volentieri. Figuriamoci, appena si parlava di tennis mi venivano le stelline agli occhi e se mi si chiedeva di giocare avrei accettato di farlo anche con un extraterrestre e negli orari più assurdi tipo alle tre di notte, al buio e senza luna in cielo. E così, dopo aver ricevuto questa proposta e averla accettata con entusiasmo, mi offro per prenotare il campo da tennis, mi accordo con Andrea e il pomeriggio stabilito inforco il motorino, racchetta a tracolla, e mi avvio tutta pimpante e carichissima per incontrarmi a metà strada con lui per poi proseguire insieme fino alla meta.  Ma durante il tragitto, ad un incrocio  il mio sfidante tennistico riconosce alcuni suoi amici (anche loro motorizzati) e si ferma a sparlottare con loro. Cosa avranno da dirsi? Io attendo dall'altra parte della strada e dopo cinque minuti Andrea mi raggiunge e mi comunica con un certo imbarazzo che non potrà seguirmi perché deve recarsi urgentemente in un posto con i suoi amici, senza aggiungere altri dettagli. Mi promette timidamente che sfrutteremo un'altra occasione e mi saluta in tutta fretta. 
Ok, gli dico, match sfumato ma non c'è problema, sarà per un'altra volta. 
Un'altra volta non c'è mai stata. 

Quando sua mamma seppe dell'accaduto si arrabbiò moltissimo con suo figlio, mi disse stizzita che Andrea si era comportato malissimo con me e che non doveva piantarmi in asso in quella maniera. Era davvero contrariata e regalò a suo figlio degli epiteti non molto simpatici, e non si risparmiò di dire che suo figlio era un co.... ops! beh, ecco non si risparmiò di dire che era come uno di quei cosi che pendono nelle parti basse degli uomini. Io la ascoltavo muta e un po' divertita, secondo me non era successo nulla di tragico.  A me dispiacque solo di non aver potuto giocare a tennis, del resto con Andrea ci eravamo appena conosciuti. Conosciuti? Si fa per dire. Parlavamo poco e al di là del fatto che lui fosse abbastanza carino non scattò qualcosa di più, diciamo che lui mi era neutro e penso che fu una cosa reciproca.  Devo riconoscere però che per essere timido, Andrea lo era per davvero e parecchio. Dopo l'episodio della partita andata a monte Andrea mi chiese un altro appuntamento tennistico ma in quell'occasione io declinai l'invito, e fu così che ci perdemmo di vista definitivamente e senza alcun rimpianto.

Ed Erica che fine aveva fatto? Erica partì per Milano, mi disse che aveva un'occasione professionale da sfruttare, e in men che non si dica raccolse le sue cose e si trasferì nella capitale della moda. Era fatta così, sempre pronta a spostarsi, con le valigie in giro per casa e gli armadi sottosopra. Io e Erica non ci siamo mai più riviste da allora, e non ho mai più saputo nulla della sua avventura professionale, ma aveva certamente le carte in regola per farsi apprezzare nel mondo dell'arte fotografica. Era molto brava con i giochi di luce e catturava l'istante fuggente con quello spirito curioso che sa scavare nei particolari.

Andrea, dolce e timido Andrea, ora ho capito perché in banca mi hai sorriso! Mi hai riconosciuta e forse anche a te è venuta in mente la nostra fugace conoscenza che più fugace di così non poteva essere. Una vera fuga da parte tua, senza la -ce finale. Beata gioventù. 

"Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia...". 
eccetera, eccetera, eccetera, e ancora eccetera..


-Lu

3 commenti:

  1. In giovane età la timidezza gioca scherzi birboni. Oggi i ragazzi mi sembrano meno timidi ma anche più fragili. Le tue memorie giovanili sono davvero gustose da leggere, perchè lo fai con naturalezza e semplicità, insieme a quel pizzico di ironia che ti contraddistingue quando ti cimenti in scritti del genere. Continua a scrivere.

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  2. Forse Andrea voleva riparare alla brutta figura se ti aveva chiesto di giocare a tennis con lui ... ma hai fatto bene a rifiutare. Ciao!

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  3. I veri amici non ti piantano in asso, e in riferimento ad una certa vicenda ricordati che i veri amici si vedono nel momento del bisogno e se tu avevi bisogno un vero amico ti avrebbe sostenuta.

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