Catturava la vita con il riflesso di un sogno.
Sguardo dopo sguardo
in disparte dal mondo
si infrangeva sulla riva del reale e
- orfano fra gli specchi -
poneva sulle ginocchia delle meraviglie
il canto di un tramonto
testimone del miracolo.
Per rinascere ancora.
A volte spesso ti penso dentro un abbraccio,
in un punto senza dimensione,
nella libertà di un istante.
A volte spesso ti sento dentro un'ebrezza,
in un segreto che respira,
nella significanza di un'attesa.
A volte spesso ti cerco dentro una ferita rimarginata,
in una speranza di vetro azzurro,
nella chiarità di un ricordo.
E l'improvvisa verità sul greto della mia ombra
sussurra a passi lenti che
mi manchi e che,
a volte troppo spesso,
tremo
pensando a Te.
Mi piace ascoltare la notte.
L'attendo in un silenzio che non è silenzio.
Un fruscio lento mi avverte che si sta avvicinando
allo spazio spumoso di un tempo che mi appartiene.
Eccola!
Si è acquattata negli anfratti della mia pelle e sento
che esiste, pulsa, respira.
Mi avvolge con i suoi universi immaginari,
i suoi fantasmi inverocondi,
le sue tenebre ossute.
Si muove, si scioglie.
Indossa un buio sordo come mantello,
e i suoi passi vellutati
si insinuano tra le mie ciglia.
Comincia a correre, s'affretta, diventa sempre più impaziente
e penetra, insolente, i miei occhi.
Ed allora, sì,
distinguo chiaramente la sua ombra color blu fumo che
tesse nostalgie di attimi che forse non sono mai esistiti.
Mi piace ascoltare con occhi ciechi
questa notte naufraga,
questa notte perfetta,
questa notte
cornice del mio essere.
Queste parole che non chiedono altro che di nascere,
queste parole che scrivo,
appena riempiono il foglio non mi appartengono più.
E questa frase che ho pensato ha la semplicità
di un'idea che vorrebbe macchiare di luce trasparente
la mia anima; e vorrebbe regalare ali senza ombre
al mio cuore, per apprendere una sfumatura
in più del mio vivere che scorre veloce
sulla liscia superficie di un attimo e di uno spazio.
Lo sguardo vago e molle
della grigia disillusione si distese
ai margini di un tempo sgualcito
e l'ombra scarnificata della tristezza
si posò su pensieri acquosi ed acri
Il lamento oscuro della solitudine
si trasformò in graffio insulso
in dolore mendicante
in sillaba afona
Cenere e prigionia
Naufragio e desolazione
Indefinito pianto
In una stanza buia.
Eburnea
Silenziosa e inquieta
Intimo torpore del sogno
Lacrima ritmica della ragione
Definisci il suono del pensiero
Indossi il velo del controsenso
E catturi la verità eterna
Del mio amore per Lui.
un chilo di patate novelle..
basilico fresco..
panna montata per le fragole..
telefonare al sole
fissare appuntamento con il vento
addormentare le stelle
sospirare alla luna.
Ed ora chiudere gli occhi
Sprofondare in vecchi tenaci ricordi
Fluttuare in un tempo sconnesso e confuso
Ingoiare giornate addormentate su
fragili ed effimere realtà
Ecco
L'ombra spenta delle sensazioni
spiega la sua vela consumata
per raggiungere
la riva di un oblio impuro
E allora
Sì
Chiudere gli occhi
Diluire il dove dei miei pensieri dilatati
Scardinare memorie riciclate nell'intima
febbre dell'essere
Per assistere immobile e clandestina
a tutto ciò
che non accade.
Cercami nell'arcobaleno di un'insegna luminosa, fra le ossa infrante di una città caotica,
sul bordo di una timida margherita addormentata.
Cercami nella fiamma fresca di una sorgente,
alla fine di una strada acciottolata,
nella curva dolce e titubante di una pallida collina.
Cercami nella rilegatura di un libro prezioso,
nel riflesso incerto di un paio di occhiali,
tra le labbra sorridenti di un bambino.
Cercami nella malinconia di una luna inquieta,
nelle ali di una notte distratta e scostumata,
tra le pieghe di un giorno
che diventa giorno improvvisamente.
Cercami nell'incavo della tua mano pronta
a stringere un'altra mano,
in una goccia di luce caduta dal tuo sguardo,
nel riverbero tumultuoso del tuo divenire.
Cercami ovunque i tuoi passi ti condurranno e
quando mi avrai trovata,
Il velo del silenzio
è manto ancestrale
dai mille bagliori
Vibrano colori nei
pensieri di luce riflessa
e vive sotto altre spoglie
il ciclo del divenire
Etereo sussurro
Gesto incorporeo
Essenza dell'anima.
Il silenzio spento di questa notte
ristagna nelle mie cicatrici insane
e richiama assenze interminabili
al di là del niente.
I suoi passi confusi
vuoti di immagini senza riposo
calpestano l'assurdo vociare
di ricordi sommersi
e illusioni cerebrali
La sua eco cade nel tempo
si allontana dalle ombre e
raggiunge il labirinto dei sogni dispersi
per scardinare quel dove che non ho mai vissuto,
febbre della mia realtà.
Aspetto che tutto ciò che è lontano
si avvicini
Aspetto che il vento del passato
chiuda le imposte
Aspetto che la luce del giorno
faccia sbocciare un fiore
In queste pagine di sabbia
aspetto Te
per morire
corpo e anima
fra le tue braccia.
Una donna fasciata in un abito elegante
una donna che custodisce il bello
una donna felice di essere serpente
una donna infelice di essere questo e quello.
Una donna che a dispetto degli uomini
diffida di quelle cose bianche
che sono le stelle e le lune
una donna cui non piace la fedeltà del cane.
Una donna nuova, appena nata
antica e dignitosa come una regina
una donna sicura e temuta
una donna volgare come una padrona.
Una donna così sospirata
una donna che nasconde tutto
nel suo incomprensibile interno
e che invece è uno spirito chiaro come il giorno.
Una donna, una donna, una donna.
Una donna talmente normale
che rischia di sembrare originale
uno strano animale, debole e forte
in armonia con tutto anche con la morte.
Una donna così generosa
una donna che sa accendere il fuoco
che sa fare l'amore
e che vuole un uomo concreto come un sognatore.
Una donna, una donna, una donna.
Una donna che resiste tenace
una donna diversa e sempre uguale
una donna eterna che crede nella specie
una donna che si ostina ad essere immortale.
Una donna che non conosce
quella stupida emozione
più o meno vanitosa
una donna che nei salotti non fa la spiritosa.
E se questo bisogno maledetto
lasciasse in pace i suoi desideri
e se non le facessero più effetto
i finti amori dei corteggiatori
allora ci sarebbero gli uomini
e un mondo di donne talmente belle
da non avere bisogno
di affezionarsi alla menzogna del nostro sogno.
Una donna, una donna, una donna.
Una donna, una donna, una donna.
Una lama nelle vene
le tue parole
la tua distanza
la tua indifferenza
Il senso del vuoto
divora il mio sangue e
sprofondo in
un abisso immobile
La terra abbandonata
del tuo amore per me
precipita nelle mie cicatrici,
lacrime funeree
Ed ora
i cadaveri dei miei giorni
sono ghiaccio
in attesa
del nulla costante.
La sua piccola figura
si specchiò nel pozzo della malinconia
prigioniera dell'angoscia
di un risveglio senza sole
Il nonsenso del naufragio
di colori
suoni e profumi
camminava in una nebbia cardiaca
molle e rassegnata
Il frutto dolceamaro
di un sogno fantasma
picchiava nel pensiero
sanguinava dalle ferite
senza parole
senza occhi
Quando nello specchio rimasero
soltanto le rughe della sua fronte
si spogliò della solitudine che
assomigliava alla morte
e ricominciò un nuovo giorno
inzaccherato di infinito.
In questa notte ferma e oscura
aggiungerò qualche coperta in più
per attenderti nel sussulto
tardivo di una lacrima
Una nuvola d'argento
divorerà il mio dolore
e una brezza dolcissima
cavalcherà il fremito dell'oblio.
Il velluto blu della mia ombra
scorrerà in queste parole
scritte sottovoce
ed il tempo
rinascerà imperfetto.
Il serpente di vetro e metallo giunge ringhiando sulle rotaie
nella semioscurità di una metropolitana sorda e sguarnita.
Ti vedo scendere dal vagone cigolante e,
prima che tu riprenda i malinconici passi,
ti blocchi in fermo immagine per un attimo
guardandoti attorno e
cercando qualcosa di perduto o forse mai avuto,
ma non riesci a vedermi;
non riesci a vedere che sono qui
solo per Te,
piccolo fragile
amore mio.
Mi ritorni in mente
ed ascolto il tuo volto attraverso
il vento che scivola dalle mie mani.
Il pensiero rimbalza nei sensi come
un libro taciuto
e vorrei averti qui
dove
l'infinito
ha il sapore della tua bocca.
il mare, il vento, i fiori, l'azzurro,
un bambino tenuto per mano dalla sua mamma nel suo percorso:
piccoli frammenti incastrati nel mio cuore,
significanze di vita che mi appartengono..
L'amore che nutriva, coccolava e proteggeva
era il segnalibro
sempre presente tra le pagine della sua vita.
L'anima si muoveva con intensità nel languido
chiarore dei suoi giorni
e l'effetto lucido delle notti
era aggregato sentimentale di un vento silenzioso
che la sospingeva verso sogni rarefatti.
Quando si rifugiava in un momento perfetto
fendeva un passato ingordo di se stesso
per spiaggiare tra le pieghe di una pallida illusione
e per poter amare ancora
nella freschezza calma
di un'aurora da sfogliare.
Nel café invaso dalla penombra
il silenzio uscì dai nostri occhi
mentre il mio gesto sussurrato
accarezzò il tuo viso
Un sorriso investì le tue labbra
quando lo scricciolio della mia fiamma
destò il tuo stupore
Bevemmo il noi di quell'istante
sotto un'immaginaria tenda di velluto blu
e uno sbuffo impiastricciato di emozioni
soffiò leggero nel giardino
dei nostri desideri.
Sì,
la mia malinconia non è mutata,
e la mente inciampa su fantasmi accovacciati in angoli bui
Il riflesso della tua immagine sembra un'insegna al neon
che si accende e si spegne sfarfallando
nei ricordi che picchiano come gocce di pioggia.
La strada punge i miei piedi
e fievoli orizzonti si mescolano
a ombre erranti e lacrime spettrali
Una bruma scende sui miei occhi mentre mi curvo
sul discontinuo pensiero di un universo indifferente,
e mi sorprendo a discutere con la mia anima inquieta
nell'inutile tentativo di dimenticarti,
aspettando
che questa livida solitudine senza voce
si tramuti in miele.
Excursus tra le onde di un mare che pulsa come un cuore
per ricordare la melodia di un duemilaquindici che
mi ha regalato panorami oltre il sogno
ed incontri con persone belle dentro..
La donna fissava il cielo immobile.
Sotto una trasparenza senza ritorno
il sole diafano appeso al suo sguardo
si era trasformato in un silenzio febbricitante.
Qualcosa stava per finire
e la trama delle immagini confondeva
un passato rinchiuso in una dimensione
di ordinaria illusione
ubriaca di se stessa.
Socchiuse lentamente gli occhi e percorse con la coscienza
il rumore del suo cuore dove
tra ombre esitanti e sprazzi di follia
sentì soffiare un'onda d'aria gelida.
La mente, pallidissima e sbiadita, si incamminò
verso un pensiero che l'attendeva,
e volle sognare parole che
avrebbero consumato quel giorno nebuloso ed assente.
Volle sognare parole nascoste in una bolla di vita che sarebbe
esplosa nel respiro agrodolce di un'emozione coricata
sulle ali della sua anima.
Riaprì gli occhi
nell'attimo esatto in cui il sole sparì dietro le nuvole,
e in quell'attimo
le sembrò di sfiorare il mistero quasi puro
di un mattino d'inverno.
Nuvole di sogno rarefatto
recidono la luna d'argento,
e il tepore del vento
avvolge l'orizzonte
La luce dorme in piedi
tra stelle azzurre
e rami di cristallo
Nella penombra della mia anima
intravedo la strada mai finita,
mi fermo negli occhi del tempo
e
sobbalzo
quando mi accorgo che
ti penso
come non saprai mai.
Un vuoto cupo si allarga nel petto
e uno spillo nero e greve
lacera le ombre funeree
del passato.
Prigioniera di una trappola deforme
annego
nell'orizzonte insensato
di una notte senza specchi.
L'uomo mio non naviga più nei miei occhi non accarezza più i miei respiri non beve più la mia bocca non penetra più i miei pensieri. Ed ora la nudità del mio cuore è una lacrima di ghiaccio che brucia nella mortale solitudine di questo eterno inverno.